Avvolta nel profumo Dolce (&G) e nel suo trench verde oliva a pois bianchi, Anastasia sosta davanti all’ingresso del locale “Bar Ber” in cui l’attende un tale sfrontato di nome Otto. Allontana dalla fronte un ciuffo di capelli neri, ricci e ribelli. Osserva la propria immagine specchiata, fiera dei suoi quarant’anni e orgogliosa della snellezza delle proprie forme. Pone la mano sulla maniglia della porta, esita un istante, scuote il capo e sorride divertita. Ha appena letto la scritta BARBER – Salone per uomini – sulle insegne poste ai lati della luminosa vetrina contigua. La denominazione è la stessa del bar in cui sta per entrare. Che ci sia lo zampino del destino? Anche così non fosse, lei rimane dell’idea di fare “barba e capelli” all’uomo che sta per rincontrare.
Lo ricorda abbastanza bene: sulla trentina, alto, biondo, occhi scuri, pieno di charme; un perfetto sconosciuto che si era rivelato un individuo spregevole. Sere prima, in un altro locale pubblico, lui le aveva gentilmente consegnato la borsetta, – dimenticata per un istante su una poltroncina -, dopo averla alleggerita di un porta-banconote colmo di denaro. Lei aveva temuto un infarto, anche se quel che maggiormente l’aveva fatta infuriare era stata la propria sbadataggine. Stizza e disappunto le avevano provocato un battito accelerato del cuore costringendola a trascorrere l’intera notte tra le braccia dell’inquietudine.
Del tutto ignara che quell’uomo l’avesse furtivamente seguita sino all’ingresso del palazzo.
Il mattino successivo, con grande sorpresa, Anastasia preleva dalla cassetta della posta un biglietto con il quale il borseggiatore, di nome Otto, la invita ad incontralo al Bar Ber. Oltre a restituirle il malloppo intende offrirle un caffè. Come credergli? Teme voglia farsi beffe di lei, magari autoassolvendosi, o trarne un sicuro profitto. Dopo aver riflettuto a lungo, decide che vale la pena accertarsi delle reali intenzioni dell’uomo. Intende affrontarlo a testa alta.
Sara questa mattina ha marinato la scuola. Salterà pure le lezioni pomeridiane di musica, nonostante Canto sia la disciplina che più ama al mondo. E’ il dono di natura che possiede; la fa stare bene al punto di aver rivelato alla nonna il sogno di diventare una vera rock star. Oggi però è determinata a scoprire quel che combina sua madre durante l’arco della giornata. In cuor suo è certa di conoscere la sola, semplice, verità. Uscita di casa alla solita ora, trascorre la mattinata bighellonando per le vie della città. Confida nella sorte propizia mentre cerca di individuare Anastasia in qualche negozio elegante, da Mc Donald oppure in biblioteca. In Chiesa no.
Da quando mamma ha perduto l’impiego, e non si è più attivata per cercarne un altro, Sara è parecchio impensierita, quasi in ansia. Va lambiccandosi il cervello a caccia di risposte. Perché non si confida con me? Viviamo sotto lo stesso tetto. La supero in altezza, avrò il diritto di sapere! …se almeno papà fosse ancora con noi! L’ho perduto troppo presto. Mi mancano i suoi sorrisi, le coccole e la complicità! A distanza di anni la sua tangibile assenza mi soffoca il cuore e spesso piango. Succede quando mamma, alcune sere la settimana, si allontana da casa e sparisce per l’intera notte. Questa sua misteriosa vita notturna non mi consente di avere un rapporto sereno e sincero con Fabio, il mio attuale boy friend della terza E, a cui tengo una cifra. Mi piacerebbe presentargli mia madre, ma è proprio una faccenda difficile. Non posso, non me la sento ancora di condividere i sospetti che nutro. Così mi accontento della rassicurante presenza del mio cane peloso, Pluto, a cui voglio un bene dell’anima. La notte dorme ai piedi del mio letto, mi tiene compagnia proteggendomi.
Seduto a un tavolo del Bar Ber, Otto cerca di liberare la mente con un mantra: sono uno scippatore improvvisato, non un essere disonesto. Desideravo conoscere di persona la signora Anastasia, che mai ha accettato di incontrarmi. Ora, però, è diventato urgente conversare circa il talento naturale di cui è dotata sua figlia Sara, i progressi fatti e il futuro che le attende. Dall’inizio di quest’anno, su richiesta di Fiorella l’insegnante di Canto, sto offrendo gratuitamente lezioni di Pianoforte alla ragazzina ed ho imparato a conoscerla.
Messo alle strette da un promoter che mi ha contattato per conto di un produttore discografico, ho convinto Silvana – un’amica di lunga data di Anastasia, la cui figlia Ginevra frequenta lo stesso corso di musica -, a darmi una mano. Lei ha escogitato un piano per “costringere” l’amica ad un incontro. Da tempo ero stato messo bene al corrente che tipo di donna mi sarei trovato davanti: affascinante, determinata, piena di fiducia in sé stessa e in grado di reinventarsi. Ho saputo infatti che, dopo aver perso il lavoro da impiegata, si era trasformata in un’avventurosa, alquanto fortunata, giocatrice di poker. Silvana aveva abbandonato sulla poltroncina accanto a me la borsetta di Anastasia. Vi avevo nascostamente introdotto la mano afferrando quel portafoglio rigonfio, consapevole di commettere un reato. Soltanto restituendolo potrò comunicarle la meravigliosa novità che ho in serbo, ottenendo così la sua assoluzione.
“Mammaaa!” Sara dall’esterno ha individuato la sagoma della madre seduta di fronte al maestro di pianoforte. Entrata nel bar come un proiettile, le dita strette a pugno, il viso stravolto dal livore, le si catapulta addosso con aggressività.
“Mi fai schifo – urla – è così che passi le tue giornate! Non ti basta venderti la notte?” ha alzato le braccia intenzionata a colpire. Otto spalanca gli occhi, deglutisce e indietreggia con la sedia. Anastasia, calma e imperturbabile, para il colpo e blocca con fermezza le braccia della figlia. Si alza in piedi, le sfila lo zaino dalle spalle costringendola ad abbracciarla. Sara si abbandona al pianto e al calore del corpo della madre che la stringe forte a sé, soffocandola di baci.
“Dai Sara, sali in macchina, veloce. Non vorrai arrivare in ritardo proprio oggi!”
“Non sono mica matta. Vai mamma, sgomma!”.
“A me sembra troppo bello per essere vero! Il signor Otto è un maestro davvero in gamba ed ha un bel carattere. E’ sicuro di sé quando parla del tuo innato talento. Chissà con quanta convinzione ha presentato un tuo demo alla casa discografica! Ti hanno immediatamente invitata ad incidere la cover di “Something in the water”, la canzone che ami di più. Sono troppo felice.”
“Mamma, io sono elettrizzata. Il mio sogno sta per avverarsi. Sono contenta che tu sia orgogliosa e, visto che sono più alta di te, considerami pure un’adulta.”
“Certo che sì!”
“Se avrò successo diventerò famosa come Lady Gaga. Forse guadagnerò quanto te con il gioco ai tavoli del poker, vedrai. Ho già telefonato alla nonna per dirle di tenersi pronta che presto apparirò in tivù. Morirà dalla gioia.”
Entrambe ridono a pieni polmoni. Sara si applaude con convinzione.
“Mamma, ti farebbe piacere se adesso cantassi?”
Anastasia posa teneramente una mano sul capo della figlia e le invia un sonoro bacio: “Moltissimo, Lady Sara.”
La quindicenne modula la sua gradevolissima limpida voce per cantare le parole della canzone che rispecchiano fedelmente il suo stato d’animo: “I’ve got halo’s made of summer, rhythms made of spring. …give me long days in the sun, prelude to the nights to come…”*
*Ho un’aura fatta d’estate ed il ritmo fatto di primavera…dammi lunghe giornate al sole, che portano alle notti che vengono…
N.B.
“Bar Ber” e “BARBER “esistono davvero; li ho scovati in una ridente cittadina della bassa Valtellina.
P.S.
Ad Annalisa, Adele, Graziella, Vittoria e Panty devo un GRAZIE speciale per avermi supportato, e sopportato pazientemente, in questo lungo periodo buio in cui rigettavo l’idea di tornare a scrivere almeno ad un livello discreto, come una “scrittrice per caso”, quale sono.
28 Ottobre 2022/Lab 2