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Mi è piaciuto soprattutto l’inizio.
Mi ha lasciato perplessa la frase verso la fine “Sono morta perché non ho difeso la verità”. Ho capito male io o c’è un “non” di troppo?“dal quale in poi” non suona molto bene, forse puoi girare la frase per trovare una soluzione più felice.
Secondo me, la prima parte funziona bene, mentre nell’ultimo paragrafo c’è un’abbondanza di vezzeggiativi che danno un effetto un po’ lezioso.Bellissima la spontaneità con cui scrivi, Graziella! Mi sembrava di essere lì in soffitta in mezzo alla polvere insieme a te.
Molto elegante il modo in cui hai raccontato della… condivisione di polenta e brasato!Comodino arruffato… me lo immagino bene, Elvira, il tuo comodino!
Lucivaga… sei forte!
Però le pupille non si arrossano.
Chissà perché, il contenuto del tuo racconto non mi stupisce. Ameno e personale. Mi piace quando gli scrittori raccontano della propria quotidianità.Uno spettacolo che rimette in gioco l’ipotesi di un dio.
Chissà se il mio desiderio riuscirà mai a superare la mia pigrizia.
Portare gentilezza.
I nostri pensieri diventano le nostre azioni diventano noi.Monica, già il titolo era tutto un programma e il mio cuore ha fatto un guizzo.
Leggere tutto il testo fino alla fine poi mi ha riempito di tutte le emozioni immaginabili: tenerezza, paura, sorpresa, sollievo, ammirazione, meraviglia. Ammiro la maestria con cui hai orchestrato il racconto, non si poteva fare meglio!Hai una capacità di analisi e una proprietà di linguaggio encomiabile, cara Elvira, e questo tuo componimento non è privo di un sottile humour.