Di mio nonno ricordo il collo. Nero di mare e di sole, rugoso come reti da pesca.
Da bambina quel collo mi affascinava e ancora non ne conosco il motivo. Parlava poco, mio nonno. Forse aveva imparato a dialogare con il silenzio del mare e non trovava le parole per spiegarlo a noi.
I nonni sono sempre saggi. Non so se il mio lo fosse, so che a lui devo la vita.
Di mia nonna ricordo il sorriso. Anche quello era rugoso. Se gli occhi sono gli specchi dell’anima, l’anima di mia nonna aveva sicuramente vissuto d’amore.
C’era poi la mia bisnonna Teresa. Di lei ricordo solo il vestito nero e il viso incorniciato da un fazzoletto, nero anch’esso. La notte sotto al letto metteva lo scaldino con le braci per mettere insieme le ossa. Cosa bizzarra per me, che allora non conoscevo la vecchiaia.
Il mio miele è lì, dove sempre tornano i miei pensieri: la casa dei nonni a Riccione. Non capivo allora di avere ereditato il loro sangue e ora, ora che potrei capire, non so più a chi porre le mie tante domande.
Mentre vago nel mio mare, vorrei tanto che mio nonno fosse lì a tirare le sue reti.