Ho provato, stamattina, raggomiltolata nel calduccio delle coperte, ho provato a ripensare ai baci dati e non dati avuti desiderati sognati passati.
È un bilancio difficile, troppe differenze tra aiività e passività, finzione, convenienza, sincerità.
Per ogni bacio dato o ricevuto un piccolo strappo sulla pelle, una piccola finestra aperta e poi richiusa su un panorama soddisfacente o da dimenticare.
Ho immaginato di fabbricare una stanza tutta per loro, la stanza dei baci e, quando entro, mi attirano i suoni, i colori, i sapori, i cieli o i prati o la notte o strali di sole.
L’arredamento è funzionale e adattato come un abito che non si scarta mai anche se non si usa.
Ho chiuso in un armadio i baci più fastidiosi, stanno al buio e non si parlano nemmeno tra loro.
Sparsi, come preziosi monili invece, fanno bella mostra quelli che mi hanno rubato battiti di cuore. Nel centro su un grande divano stanno comodi i baci per gli amici, certo qualcuno si contende la seduta più confortevole.
Ma poi tutto intorno l’aria pullula di tenerezze e carezze e bacetti e schiocchi fragorosi e giocosi e sono quelli che ho dato e avuto dai miei figli e dai loro figli.
Non sono stata molto generosa con mio marito, un po’ me ne rammarico ma cercare i motivi sarebbe come cavare le ragioni all’anima e anche la mia non è purissima.
Amore mio, eravamo belli forti anticonformisti appassionati, ma i tempi non erano maturi e nonostante reclamassimo diritti, istituzioni e mentalità retrograde ci chiudevano all’angolo. I giudizi a volte impietosi a volte pietosamente mormorati avrebbero dovuto unirci invece ci allontanavano. Non si è mai abbastanza forti e preparati. Adesso è inutile cercare cause e giustificazioni, con cura conservo ricordi e baci come grani di zucchero nella vetrina dei nonni.
Si sta facendo chiaro, la gatta srotola la coda e, come ogni mattina, mi osserva mentre infilo le ciabatte poi mi conduce in cucina.