Una preghiera
in sintonia
ondeggia cuori
Una ragnatela
di malinconia
avvolge ricordi
Lo spirito di Elio
in armonia
trova Riposo
Una preghiera
in sintonia
ondeggia cuori
Una ragnatela
di malinconia
avvolge ricordi
Lo spirito di Elio
in armonia
trova Riposo
Ma se io avessi previsto tutto questo
gossip di una TV Barbara e tal contesto
credete che avrei scritto Questione lampo?
Meglio sarebbe stato patire un crampo
Io niente, io curiosa, io troppa nicotina
destissima alle tre di questa stamattina
incredula la vista stretta in una morsa
davanti all’immagine rubata della borsa
E’ targata Birkin della prestigiosa Hermes
la osservo sullo schermo luminoso ades
Ricavata dalla pelle di coccodrillo albino
da uno sconosciuto cacciatore assassino
Guardo bene è tempestata di diamanti
dai riflessi abbaglianti e sfavillanti
Vale (vale?!?) COSTA! Circa Euro 30mila
E qui la lingua purtroppo mi si affila…
Togliti il sorriso soubrette americana
tutta “evve” battutine e battiti di ciglia
tu vivi un’esperienza anti-nirvana
io soffro una caldana da guerriglia
Chiedo scusa a vossia, colpa mia
Uno sfogo di rabbia, non poesia
Rimedio con un sicuro toccasana
Vi preparo una caldissima tisana
25.11.2019
Ottobre 1969
Quell’autunno, con soavità
fece apparire regina la fragilità
per distrarmi commossa e beata
al girasole della tua risata
Fu un autunno INTRIGATO
Quell’autunno, raggio d’estate
tra foglie rosse sospese o cadute
ci incamminò fianco a fianco
osservandoci con sguardo attento
Fu un autunno INNAMORATO
Ottobre 2019
Questo autunno, carezza di fata
piano ancora il ventre mi dilata
e le ali della mia anima stupita
arpiona saldamente alla tua vita
E’ un autunno INTERPRETATO
Questo autunno, giorni di serenità
altra stagione che non invecchierà
di forti tinte mi colora più vera
piccolo germoglio alla tua primavera
E’ un autunno “BELLISSIMO” INtitolato
In un angolo della cucina, mamma,
Ti rivedo, mentre lavi le stoviglie di una vita
E contenute lacrime scendono sulle tue dita.
Perché la tua anima dolce è
Così ferita?
Sono io la ragione dei tuoi affanni?
O ti inquieta l’avanzar degli anni?
Sempre ho gridato che son felice,
Felice d’esser nata…
Io sono così come sono
E per questa sofferenza, mi spiace,
Son qui a chiederti perdono.
Ora nel mio nido, con una creatura in grembo,
Sento più che mai lo scandir del tempo.
A me tanto caro è il ricordo del tuo amore
E dei tuoi cibi, misti e antichi,
tanto saporiti,
Che ancora inebriano i miei sensi.
Oggi, passeggiando lungo i viali alberati del paese, non ho resistito alla tentazione di raccogliere dal terreno qualche foglia d’autunno: poche, per la verità e bagnate, sporche e quasi sfaldate dalla pioggia caduta incessantemente. Da tempo desideravo fortemente riuscire a scrivere su questi organi vegetali una frase, un saluto, un pensiero poetico; poi, avrei fatto una sorpresa donandole, o abbandonandole in luoghi quali: l’ingresso del palazzo, le panchine, il bancone della biblioteca e, perchè no?, la sala d’attesa del dentista.
Con estrema delicatezza, quasi cullandole, mi sono portata a casa queste creature: le ho asciugate, ripulite con molta cura, stando sempre attenta che non mi si accartocciassero tra le dita. Dall’angolo giochi destinato ai nipoti, e pure a me, ho sfilato astucci contenenti un’infinità di penne biro, matite e pennarelli. Usando proprio questi ultimi ho tentato di vergare la foglia più rovinata, fallendo l’esperimento; con l’uso di una penna biro invece sono riuscita nella fantastica impresa, ma limitatamente a quattro foglie. Nella mia insanabile presunzione, supportata anche da una recente, indesiderata, sbadataggine, ho vissuto uno scarto del battito cardiaco: momenti carichi di pura gioia, incredulità. La “mia” piccola opera si presentava ben riuscita, originalissima, praticamente una “meraviglia”.
Mi apprestavo ad imbandire la tavola per i festeggiamenti, con un sottofondo musicale fin troppo allegro, quand’ecco che venivo trafitta in modo umiliante, inatteso e inopportuno dalle immagini della Sibilla Cumana proiettate da un angolo remoto della mente. In gioventù avevo letto molto di questa donna famosa e misteriosa, rimanendo affascinata dalla sua storia, o leggenda?
Dopo lo smacco lacerante subito, con conseguente abbassamento di autostima, sono stata costretta a fare indietreggiare questa nonna creativa, esuberante e volonterosa per onorare la Sibilla di Cuma, Somma sacerdotessa, oracolo del dio del sole Apollo, e di Ecate dea della luna. Era lei la donna prescelta dagli dei a cui, in tempi antichissimi, era stato fatto dono di esercitare facoltà e potere di profetare in modo, più o meno enigmatico e alquanto oscuro, predicendo l’avvenire. Era lei che usava trascrivere i vaticini proprio sulle foglie degli alberi, disperdendole e sparpagliandole poi nell’aria. Al fine di poter leggere ed interpretare il suo responso bisognava pazientemente raccoglierle insieme, ma, dal momento che il linguaggio degli oracoli non è comune al nostro, non si preoccupava di porre spazio o punteggiatura alcuna tra un vocabolo e l’altro: quindi ogni risposta doveva essere pazientemente, faticosamente e opportunamente decifrata.
Tra molti altri volumi, da qualche parte nell’appartamento in cui vivo, sospetto si nasconda un libriccino, forse in pessime condizioni, contenente un “Metodo” corredato da numerose tabelle di frammenti di responsi, tutti da interpretare, per interrogare la Sibilla Cumana.
Ecco, ora mi servirebbe proprio quel libriccino. Devo andare a scovarlo, non certo con l’intenzione di consultarlo quanto per seppellire al suo interno la mia creazione: quattro delicate foglie autunnali, fantasiose e tutt’altro che sibilline.
P.S. Nell’album-foto del cellulare, ad uso conforto personalissimo, ne ho archiviato il ricordo.
4 ottobre 2019
Quante volte nella mia vita ho pensato : non posso andare avanti così, devo cambiare! Quante volte sono tornata indietro non riuscendo….ma in questo momento della mia storia si impone fare un passo nuovo. Da sola però non ce la posso fare e allora mi farò aiutare molto concretamente. Ormai ho deciso e non voglio avere ripensamenti
Lo devo a me stessa, ai miei figli, ai miei amici e forse in primis al Signore che mi ha chiamata alla vita. Immagino che leggendo vi chiediate: ma cosa deve cambiare Carla? Per il rapporto libero che sento esserci fra d noi voglio spiegarmi. Da molti molti anni soffro d un disturbo alimentare che mi ha resa più vulnerabile, piuttosto depressa e che ha delle pesanti ripercussioni anche sul mio fisico
Il passo che ho deciso d fare non sarà facile ma ce la metterò tutta. Sì tratta d un ricovero d circa un mese in una struttura che si occupa di rieducazione nutrizionale e riabilitazione motoria.
Avrò bisogno del sostegno d tutti, anche del vostro. Grazie
Carla
Non c’è più una coltre che mi riscaldi,
Non c’è più la tempra che io ricordi.
L’assenza di parole costruisce il muro dell’imperturbabilità… e il mio cuore piange e piange.
Se potessi gridare il mio pensiero, valicherei montagne
e l’eco risuonerebbe il ritornello incalzante.
Se potessi chiudere il rubinetto dei pensieri, mi coricherei su un campo di grano ammirando, a braccia aperte, le nuvole che si rincorrono.
Se potessi cantare la mia canzone con voce soave
la dedicherei a te, se anche non senti le mie parole.
Se potessi costruire una casa, la innalzerei con pareti di carta colorata, così da percepire tutti i suoni gioiosi che allieterebbero i miei giorni.
Se potessi scegliere un sentiero non lo sceglierei, ma camminerei senza meta cercando, in ciascun pellegrino che incontro, quelle fragilità e quelle sensibilità che riempiono il cuore e l’animo, sino a farlo traboccare di letizia.
Se potessi, forse non cambierei nulla…. continuerei a sognare.
Graziella L.
Centesima, silente, asettica sala d’attesa.
Ennesima assistente carina, sorridente.
Dentista giovane, simpatico, aitante
amico/nemico. Sconosciuto l’Assistente
Altro giro, altra corsa, altri biglietti
Vinco facile. Estrazioni sorprendenti!
Guarda bene é uscito proprio il mio numero
“Quattro rifatti vecchi traballanti denti”.
Anestesia, ansia. Lacrime non mi permetto.
Sciacqui, saliva rosso sangue nel fazzoletto.
Sorriso storto. Davanti l’assegno da firmare.
“E’ stata super brava!” Adesso riposo da godere.
Ghiaccio, antibiotici, pillole contro il dolore.
Alito da tramortire un toro. Ne odio il sentore.
Sto seguendo la dieta “Devi ancora soffrire”.
Benissimo!, avrei giusto sei etti da smaltire.
Rido mentre percorro il mio privato calvario.
“Non fumare!” e poi “Bugia!” scriverò sul diario.
Inganno o desiderio
colpo secco che mi stordisce
quando giro gli occhi e non vedo
annuso e non fiuto
odo e non sento, illusa
annaspo nel brivido di improbabili attese.
Sguaiate mi ronzano intorno
parole che non trovano pagine.
Sarà il periodo mi dico, sarà
l’inverno che si abbarbica alle pareti
del gelo e non vuol morire oppure
questo temporeggiante tempo anteprimavera
che riscalda ormoni prematuri
adagiati senz’anima sul fondo
di torbide pozzanghere.
Fui voce allegria curiosità sogno amore.
Piange sul lontano fruscio di corse e capriole
la malinconia dei muscoli.