Amo i deboli (1981)

Amo i deboli
Ogni loro gesto impreciso
Chi scivola
Chi inciampa
Chi stonato canta
Chi smarrisce la strada
Chi urta, chi cade
Chi è distratto
Chi ha un’aria da matto
o un’anima stravolta

Amo i deboli
La loro esitazione
mi è familiare
Forza sconosciuta
che a volte fa male
come il tremore
o un tenue candore
Sì, il debole
mi è congeniale
E’ un soggetto
che parla, si muove,
sente, capisce e
conosce il batticuore

Amo i deboli
La loro discrezione
segreta canzone
non lascia un segno
mio stesso disegno
uguale ingranaggio
di un antico gioco vitale
Labirinto fatale
Amo i deboli, con pudore
Anch’io, come loro,
sono un ritratto su tela
senza firma d’Autore

Marzo 1981

 

Le ali della libertà

Dalle antiche vette
le braccia tendi
più in alto ancora
dell’azzurro nulla,
oltre il dolore,
più in là del mondo.

Librati spirito
spiega le ali
e va’…
Ti prego, oh prego,
vola
là dove è amore, e vita,
e luce, e gioia.

Dove sarai libero,
dove è già il tuo cuore,
dove il dolore
guarirà…
Oh vola!
Oltre le antiche vette
verso l’eternità.

 

Sfida

Tutto incominciò con una sfida

Tu mi guardi

Io ti guardo

“Volevo dirti che…”

“No niente”

Mentre vai via

“Si vede che non hai il coraggio”

Torni indietro

Mi guardi

Ti guardo

“Tu mi piaci”

Tutto incominciò con una sfida

“Ma si dai forse è meglio così”

“Prima che ci incasiniamo la vita”

Maledetto il mio ego

Torno indietro e ti bacio

E la nostra vita si è incasinata

 

Come un volo di aquiloni

Come un volo di aquiloni
Gioco colorato
Di anime gaie

Ecco il cielo è tuo
Blu profondo come quando cerca
Amante mai sazio
Le tue emozioni

Più in là dove il cuore batte
Ti abbandoni al vento
E ti innalzi come Icaro
Che sfidò il suo peso ma
Si ritrovò mortale

Senza più ali per volare
Senza più occhi per guardare
Senza più voce
Per chiamare indietro il tuo destino

Senza più ricordi
Senza più dolore
Solo un pianto di donna, rimane

 

 

 

Onde gravitazionali

Un attimo
un’ intuizione
un desiderio
una vibrazione
Il richiamo dell’onda

Un’anima
una voce
una bocca
un sussurro
Il respiro dell’onda

Gli sguardi
le mani
le carezze
gli abbracci
L’incantesimo dell’onda

 

Perderti
insonnia
pensarti
malinconia
Il dolore è come un’onda

Coraggio
pregare
attendere
reclamare
Il ritorno dell’onda

Silenzio
palpitazioni
lacrime
poesia
L’onda è anche nostalgia

 /Lab 44

MI RACCONTO…..

Ho risposto alla chiamata ad essere una consacrata e per anni ho fatto parte di un Ordine religioso ma ad un certo punto della mia vita ho ricevuto un’altra chiamata, quella di occuparmi degli “ultimi” cioè i soli, gli abbandonati, i destinati a morire sulla strada, così come avevano vissuto, senza amore, senza casa, senza amici, senza niente La mia chiamata, molto particolare, mi ha portata proprio da questi fratelli per toglierli dalla loro condizione e dare loro un tetto, delle cure, del cibo, soprattutto la dignità di essere uomini e figli di Dio
Molti di questi fratelli avrebbero avuto una vita breve perché ormai troppo provati dagli stenti, dal freddo, dalla solitudine. Ne ho visti morire tanti ma morire “amati”
e infinitamente grati alle sorelle che con me li avevano curati durante l’ultimo tratto della loro amara vita
Ringrazio Dio di avermi chiamata e di come, dopo di me ha chiamato tante giovani a seguire il carisma dell’amore per gli “ultimi fra gli ultimi”
Tutto vince l’Amore!!!!
Mi chiamo Madre Teresa di Calcutta

MI RACCONTO….

Ho risposto alla chiamata ad essere una consacrata e per anni ho fatto parte di un Ordine religioso ma ad un certo punto della mia vita ho ricevuto un’altra chiamata, quella di occuparmi degli “ultimi” cioè i soli, gli abbandonati, i destinati a morire sulla strada, così come avevano vissuto, senza amore, senza casa, senza amici, senza niente La mia chiamata, molto particolare, mi ha portata proprio da questi fratelli per toglierli dalla loro condizione e dare loro un tetto, delle cure, del cibo, soprattutto la dignità di essere uomini e figli di Dio
Molti di questi fratelli avrebbero avuto una vita breve perché ormai troppo provati dagli stenti, dal freddo, dalla solitudine. Ne ho visti morire tanti ma morire “amati”
e infinitamente grati alle sorelle che con me li avevano curati durante l’ultimo tratto della loro amara vita
Ringrazio Dio di avermi chiamata e di come, dopo di me ha chiamato tante giovani a seguire il carisma dell’amore per gli “ultimi fra gli ultimi”
Tutto vince l’Amore!!!!
Mi chiamo Madre Teresa di Calcutta

Papaveri

Fiori di papaveri rossi
dai petali vellutati
che rifuggite la stabilità

Vivete nella libertà
crescete selvatici
tra spighe dorate
lungo binari di ferrovie
nelle distese di praterie
ai bordi delle strade
sul ciglio dei fossati

In un tempo andato
eravate amici intimi
di Gengis Khan
tenevate calmi i bambini
decoravate pane e torte
spuntavate  musicali
dalle canzoni di De Andrè

Oggi vi offrite agli sguardi
rifiorendo sulla livrea
del tram della Memoria

/lab 39

Non sei fantasia

Impugni le spade nel buio della notte e con abilità intrecci affilati colpi d’acciaio, stendendo filo spinato lungo le mie spalle.

Solchi l’anima con braci incandescenti.

Subdola nemica, ti presenti senza preavviso.

Spero che te ne vada via, ospite indesiderata, invadente…

Mi arrendo a un dolore prepotente, sordo, cupo come le notti insonni che offuscano la mia mente.

Tra le coltri infuocate mi rigiro sfinita, con la speranza di assopirmi, almeno per pochi attimi cullata dalle onde del mare, sognando quella leggerezza che non mi appartiene più.

Voglio tornare alla quotidianità dimenticata.

Non pretendo di sconfiggerti, so che perderei la battaglia.

Ti subisco, ma intendo denunciarti a un mondo che rifiuta di vederti.

Per quanto tempo ancora verrai ignorata, maledetta fibromialgia?

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