Il mio presepe (negli anni di buona in cui lo faccio) ha le statuine tutte spaiate. Le proporzioni sono opinabili: le pecorelle sono grandi come alci dell’Alaska, le casette minuscole come quelle dei puffi. Molti personaggi li ho trovati dentro alle uova Kinder e hanno le faccette da bambolotto, in contrapposizione ai Re Magi che ho trovato all’Ikea, sono grandi come il gigante Golia e hanno le espressioni serie e compunte. Le paperelle, che ho comprato in stock perché erano in offerta, invadono tutti gli spazi. Le più fortunate becchettano il muschio, le più allocche cercano di nuotare nello stagno che in realtà è uno specchietto da borsetta.
Mentre compongo il sacro quadro, posizionando artisticamente arbusti e personaggi, intono canzoni natalizie.
Negli occhi, le lucine color di stella che scelgo di fare scorrere a intermittenza. Nel cuore, i ricordi dei natali antichi, con i miei genitori che preparavano l’alberello sotto cui posizionavano i regali. Ogni anno avevo una bambola nuova, che portavo rigorosamente con me alla Messa di mezzanotte in una sorta di presentazione laica di Gesù Bambino al tempio. La vigilia la passavamo così, aprendo i pacchi e aspettando il 25.
Il giorno di Natale, mia mamma si alzava presto pe cucinare. Ricordo ancora il rumore della mezzaluna sul tagliere, lo sfrigolio delle verdure tritate sul fuoco e, poco dopo, un delizioso aroma di arrosto che invadeva la mia cameretta. A mezzogiorno mangiavamo, io con tutte le mie bambole (perché nessuna delle “vecchie” doveva ingelosirsi delle nuove arrivate) e mio fratello con il suo Piccolo Chimico o il Meccano (perché all’epoca nei regali dei bambini e delle bambine non era ammessa la promiscuità).
Poco alla volta vicini e parenti suonavano al campanello per una fetta di panettone e lo scambio di auguri. Io spiavo ogni nuovo arrivato con occhi pieni di ingordigia, pregustando il regalo che sicuramente aveva in serbo per me.
Torno al presente. Canticchio Jingle Bells cercando di posizionare una pecora gigante accanto a un pastorello nano. Ho gli occhi lucidi mentre una dolce malinconia mi pervade.