Racconti e Poesie

Sfida

Tutto incominciò con una sfida

Tu mi guardi

Io ti guardo

“Volevo dirti che…”

“No niente”

Mentre vai via

“Si vede che non hai il coraggio”

Torni indietro

Mi guardi

Ti guardo

“Tu mi piaci”

Tutto incominciò con una sfida

“Ma si dai forse è meglio così”

“Prima che ci incasiniamo la vita”

Maledetto il mio ego

Torno indietro e ti bacio

E la nostra vita si è incasinata

 

Io piccola

Ciao Bambolina

Sei proprio tenera con quelle guanciotte, in braccio al tuo papà. Hai uno sguardo sorpreso, come chi dal mondo ha voglia di imparare tutto.

A me hanno sempre detto che questa è un’ottima qualità. Ti rende più forte, più consapevole. In effetti ti devo dire che in parecchie situazioni mi ha aiutato e mi ha dato molte soddisfazioni, ma anche delusioni. Eh si ragazzina, perché tutta questa bravura sposta sempre più in alto l’asticella delle aspettative degli altri nei tuoi confronti. E’ un grosso peso.

Ti voglio raccontare una storia. La storia di una guerriera che ogni giorno deve guardarsi le spalle per non cadere nelle trappole, ogni giorno deve combattere per non soccombere contro i mostri.

Cosa potrebbe desiderare di più una guerriera così?  Pace, serenità, deporre le armi e non avere paura. E così va alla ricerca di un compagno che possa guardarle le spalle mentre lei si riposa.

Durante questo viaggio incontra un mago, che per un breve periodo la fa sentire amata. Da questa magia nasce un bambino. Per la guerriera fu subito amore a prima vista. Provava un amore inteso, infinito, un amore così grande quasi da far paura. Paura che al piccolo potesse succedere qualcosa di brutto, paura di non essere all’altezza, di non poterlo difendere. La guerriera decise che adesso la sua priorità era difendere il suo piccolo.

Il mago li abbandonò, ma lei non si sentì persa

Gli anni passarono combattendo contro ogni mostro che cercava di fare del male a lei e a suo figlio.

Durante il tragitto conobbe Troll travestiti da maghi e guerrieri. Fu ferita spesso, qualche volta anche in modo mortale.  Le era anche capitato di sentirsi così stanca da pensare di non rialzarsi, ma poi lo sguardo di suo figlio, la sua tenerezza, la facevano sempre sollevare impugnando la spada e lo scudo.

Ora suo figlio è più grande, ben presto diventerà uomo. Lei invecchia e incomincia a sentire il peso dei suoi anni. Si preoccupa di non aver insegnato abbastanza a suo figlio, teme che, quando non ci sarà più lei a proteggerlo, gli possa succedere qualcosa di terribile.

Eh ma ragazzina chi può conoscere il futuro?

La morale della storia che ti ho appena raccontato è: una Donna che ama è capace di ogni sacrificio.

Certo amare qualcuno, voler bene a qualcuno, è pericoloso. Questo qualcuno potrebbe farti male, anche involontariamente. Ma credimi, quando ti dico che ne vale la pena.

Conviene rischiare per quel sentimento che proverai, per quei momenti che vivrai. Sono ricordi che ti porterai dentro. Assapora ogni attimo di quei momenti, assimila ogni aspetto, anche il profumo. Perché questi ricordi nessuno te li porterà via.

Quando diventerai grande e ti sentirai stanca, delusa e triste, tira fuori uno di questi ricordi, chiudi gli occhi e rivivi quelle emozioni. Quando riaprirai gli occhi, il tuo cuore sarò ancora gonfio d’amore. Ti alzerai da quella sedia, prenderai la tua spada e il tuo scudo affrontando la vita.

 

Tua Valeria

Ricordo la prima volta che ci siamo conosciute.
Eravamo in quarta elementare, la sezione B della mitica maestra Balducci. Non ricordo il mese esatto, solo che l’anno scolastico era già cominciato. Bussarono alla porta ed entrasti tu, accompagnata da tuo padre. Timida e magra, con le gambette secche, tutta occhi e denti bianchi.

Tuo papà chiese se qualcuna di noi abitasse vicino a casa vostra, per riaccompagnarti a casa a lezioni terminate. Tu abitavi in via Kramer 29, io in via Kramer 35. Naturalmente alzai la mano e, il mio gesto, segnò per sempre la nostra amicizia.
Con mio grande rammarico non ho foto che ci ritraggono insieme in quel periodo. Però ricordo bene la scuola, i pomeriggi passati a fare i compiti a casa mia, le lezioni di catechismo in Oratorio, i giardinetti percorsi in lungo e in largo insieme ad Annalisa e Giuliana.

Ci separavamo solo nei mesi estivi: io a Riccione e tu a Soveria Simeri, perché alle nostre origini noi ci abbiamo sempre tenuto e, quando potevamo, tornavamo a casa. Alle medie tu decidesti di iscriverti alla Oriani per seguire le orme di tua sorella Brunella, mentre io, Annalisa e Giuliana ci iscrivemmo alla Locatelli, a pochi metri ma svariati anni luce di distanza. Noi con il grembiule nero, classe rigorosamente femminile e austera, tu in classe mista.

Scuole diverse ma, i pomeriggi, li passavamo sempre insieme. A casa mia a studiare un po’ a fatica, a casa tua a leggere i fotoromanzi di Brunella e a sognare improbabili avventure con Franco Gasparri. I nostri primi amichetti maschi, le nostre prime cottarelle le dobbiamo a te, che generosamente condividesti con noi i vari Bono, Roveri e Capelletti. È buffo, non ricordo i loro nomi di battesimo: avevamo mutuato la tua abitudine di chiamarli tutti per cognome, come in classe.

Poi le superiori, i primi fidanzatini ufficiali. Del tuo Noris io ero molto gelosa, perché per un po’ era riuscito ad allontanarci. Quando vi siete mollati ho fatto la Ola. Poi arrivò l’impegno politico. C trovammo anche noi a cantare insieme a Guccini “La locomotiva, come una cosa viva, lanciata a bomba contro l’ingiustizia”. In classe non ci stavamo mai, però abbiamo costruito delle amicizie vere, quelle che durano per tutta la vita.
In quarta decidesti di emanciparti. Ti iscrivesti alle serali e, di giorno, andasti a lavorare dal dentista Perini come assistente di poltrona. Durò solo un semestre, il tempo di pentirti e tornare sui tuoi passi, che però ti costò l’anno scolastico. Classi diverse ma i pomeriggi sempre insieme al circolo giovanile Roberto Franceschi, a parlare di politica e a sognare la rivoluzione.

Poi le nostre strade si sono divise: io a Londra e in giro per l’Italia, tu trasformata in una madre bambina che, giorno dopo giorno, ha dovuto crescere insieme a suo figlio. Mi confidasti, anni dopo, che nei momenti difficili pensavi a me per darti forza. Quanto rimpiango ora di non esserti stata accanto! Nel 1991, al mio ritorno da Francoforte, tu invece c’eri. Ci sei sempre stata per me.

Negli anni ’90 tu il teatro, io il ballo e poi il giornalismo. Grandi passioni che, se pure ci allontanavano fisicamente, non hanno mai potuto separarci. Era come se il tempo non fosse mai passato. Eri la mia memoria storica, ricordavi tutto e tutti: volti, nomi, aneddoti, circostanze. Io al tuo confronto ero la “smemorata di Collegno”.
Però poi tu hai cominciato a dimenticare. Un episodio alla volta, pezzo per pezzo hai disfatto la tua vita. Pezzo per pezzo insieme alla tua hai disfatto anche la mia, perché senza di te come faccio a ricordarmi tutti gli aneddoti del nostro passato insieme?

Eppure l’amore profondo, l’amicizia, le risate, le litigate e le riappacificazioni, le confidenze, la sensazione di totale fiducia che ci hanno legate sono vivide come sempre. La mia mente ritorna con te sui banchi di scuola o ai giardinetti, mano nella mano come allora.
Dentro di me non è cambiato niente. Io ti ricorderò sempre, ricorderò anche per te.
Tua Valeria

Vita privata

Il mese scorso dei ladri sono entrati nell’appartamento di Parigi dove a volte ricevo il mio Paul ed hanno rubato solo le nostre lettere d’amore: di sicuro ladri inviati da sua moglie, gelosa e aggressiva. Sono vedova di Pierre da qualche anno , abbiamo avuto due figlie ed ora sono innamorata di un uomo più giovane di me .

Nella mia dura vita ho incontrato tanti pregiudizi: sono straniera,  sono laureata, insegno in una prestigiosa università, lavoro in un campo tipicamente maschile, ho ricevuto due premi Nobel. Eppure sono finita sui giornali con scandalo per il mio amore verso un collega ed amico di famiglia sposato e con figli.

Niente frivolezze nella mia dura vita, anche nelle foto che vedete sono sempre seria, una austera donna vestita sempre di nero. Solo una sera, ad una cena di lavoro, mi videro arrivare vestita di bianco, con un fiore sul petto: mi ero innamorata.

Ho lavorato duramente anche con mio marito, nel nostro laboratorio di fortuna, con strumenti rudimentali e sono molto orgogliosa di questo. Poi all’improvviso, da celebre ed ammirata scienziata sono diventata la straniera rovina famiglie ma ho un principio: la mia vita privata non vi riguarda.

Ora Paul rimane in famiglia e di rado mi raggiunge nel nostro appartamento, io sono stanca, non mi sento molto bene e qualche collega invidioso dice che le mie scoperte sono pericolose ma io lo nego decisamente!!

 

Io sono   Marie Sklodowska   vedova Curie

 

Morta di leucemia senza sapere della pericolosità delle sue scoperte

e sepolta a Parigi nel Pantheon in una cassa di piombo a causa delle radiazioni

 

BARBARA

Questo è un periodo pesante, ho poca voglia di feste e di mimose, mi hanno scoperto un cancro al polmone.

Dopo tanti dolori ed esami la verità è stata durissima da accettare; ho già iniziato il percorso di cura per questi mali, chemio, radioterapia, tante pillole ogni giorno. Sono stanca, spesso neanche ho voglia di ascoltare Roberto  o nostra figlia Carlotta che a cena parlano e mi raccontano del lavoro o della giornata all’università.

A me ormai non chiedono nemmeno più :” Come stai oggi?”

Mi accorgo che cercano di tenere viva la conversazione, nonostante i miei silenzi, e tra di loro fanno battute o raccontano di amici o del clima; forse non riescono ad affrontare il mio male, i miei dolori e la mia paura.

Ho tanta paura, a volte le lacrime scendono e neanche me ne accorgo… Con le amiche ora ci sentiamo al telefono e il tempo non passa mai, dormo tanto, cerco di leggere e la televisione è accesa ma non la ascolto.

Solo il  cane riceve ancora da me la sua dose di coccole.

Mi preoccupo della casa, della polvere, dei pasti non pronti, dei panni da stirare… come faceva mia madre.

Passerà, andrò con le amiche a prendere l’aperitivo, partirò per vedere l’aurora boreale, porterò a spasso il mio grosso cane.

Come un volo di aquiloni

Come un volo di aquiloni
Gioco colorato
Di anime gaie

Ecco il cielo è tuo
Blu profondo come quando cerca
Amante mai sazio
Le tue emozioni

Più in là dove il cuore batte
Ti abbandoni al vento
E ti innalzi come Icaro
Che sfidò il suo peso ma
Si ritrovò mortale

Senza più ali per volare
Senza più occhi per guardare
Senza più voce
Per chiamare indietro il tuo destino

Senza più ricordi
Senza più dolore
Solo un pianto di donna, rimane

 

 

 

Onde gravitazionali

Un attimo
un’ intuizione
un desiderio
una vibrazione
Il richiamo dell’onda

Un’anima
una voce
una bocca
un sussurro
Il respiro dell’onda

Gli sguardi
le mani
le carezze
gli abbracci
L’incantesimo dell’onda

 

Perderti
insonnia
pensarti
malinconia
Il dolore è come un’onda

Coraggio
pregare
attendere
reclamare
Il ritorno dell’onda

Silenzio
palpitazioni
lacrime
poesia
L’onda è anche nostalgia

 /Lab 44

Donne

Tutte diverse.

Creature dalle mille sfaccettature.

A volte simili ma mai uguali.

Così come creano  la vita, partorendo nel dolore e nella sofferenza, riescono ad uccidere nel nome dei propri ideali

Sanno amare teneramente e a volte incondizionatamente, ma se pensano che gli avete fatto un torto vi odieranno per il resto della vita

Hanno paura dei film dell’orrore, oppure del tizio strano che incrociano, ma come diventano coraggiose quando devono difendere i propri figli, le proprie amiche, i propri affetti

Le puoi trovare a fissare fuori da una finestra e a meno che lei non te lo voglia dire non saprai mai a chi o a cosa sta pensando: forse a lui a l’unico uomo che abbia mai veramente amato, forse a suo figlio,  che anche se è un bravo ragazzo c’è sempre qualcosa che la preoccupa, forse sta pensando al lavoro, c’è sempre un problema da risolvere o più semplicemente a cosa preparare per cena

Il Moderno Prometeo

Ormai la sera è giunta, ma prima di andare a letto come da sempre una spazzolata ai capelli.

Mi guardo allo specchio e  penso a mia madre Mary con le sue idee.

Lessi uno dei suoi scritti e le parole mi risuonano ancora nella mente:

” E’ ora di effettuare una rivoluzione nei modi di vivere le donne, è ora di restituirle la dignità perduta e di far si che esse, in quanto parte della specie umana, operino riformando se stesse per riformare il mondo “

Scrisse tanto sull’argomento, ma io non potei mai sentire il suono delle sue parole. Morìì dandomi alla luce.

Però io sono cresciuta nello stesso ambiente con le stesse idee e con la possibilità della libertà di pensiero

Non sono mai stata una donna facile, avevo proprio un carattere libero

Ed è stata proprio questo mio atteggiamento verso la vita che mi ha portato a dichiarare il mio amore a Percy. Non mi importava che lui fosse già sposato e che io avevessi  solo sedici anni. Come potevo non innamorarmi di un poeta che scriveva dell’amore libero?

Tre anni fa siamo scappati in Europa per creare la nostra famiglia

In questi anni ho avuto tre figli, due femmine e un maschio. Purtroppo le mie bambine sono morte

Ho sofferto tanto per questo motivo

Sono stata sempre circondata da poeti e scrittori di grandi vedute. Fu proprio quando avevo 19 anni che Percy ed io frequentammo la casa di Lord Byron. Lì trascorremmo spesso il tempo parlando di Erasmus Darwin, dei suoi esperimenti e del Galvanismo

Mi affascinavano tutti quei discorsi sulla  rianimazione

Una sera Lord Byron lanciò una sfida a tutti i presenti e cioè scrivere una storia di fantasmi…

Quella notte non dormiii, dentro di me una storia prendeva vita…La storia diventò un libro…

Oggi quel libro è stato pubblicato in forma anonima…E’ stato deciso cosi, visto il tipo di romanzo,  sarebbe preferibile che non si sappia che sia stato scritto da una donna e per giunta anche cosi giovane

Però sogno il giorno che potrò affermare: “io sono Mary Shelley e ho scritto Frankenstein, o il Moderno Prometeo!”

MI RACCONTO…..

Ho risposto alla chiamata ad essere una consacrata e per anni ho fatto parte di un Ordine religioso ma ad un certo punto della mia vita ho ricevuto un’altra chiamata, quella di occuparmi degli “ultimi” cioè i soli, gli abbandonati, i destinati a morire sulla strada, così come avevano vissuto, senza amore, senza casa, senza amici, senza niente La mia chiamata, molto particolare, mi ha portata proprio da questi fratelli per toglierli dalla loro condizione e dare loro un tetto, delle cure, del cibo, soprattutto la dignità di essere uomini e figli di Dio
Molti di questi fratelli avrebbero avuto una vita breve perché ormai troppo provati dagli stenti, dal freddo, dalla solitudine. Ne ho visti morire tanti ma morire “amati”
e infinitamente grati alle sorelle che con me li avevano curati durante l’ultimo tratto della loro amara vita
Ringrazio Dio di avermi chiamata e di come, dopo di me ha chiamato tante giovani a seguire il carisma dell’amore per gli “ultimi fra gli ultimi”
Tutto vince l’Amore!!!!
Mi chiamo Madre Teresa di Calcutta

1 11 12 13 14 15 26

© 2018 LE PAROLE PER DIRLO. All Rights Reserved.