Io non ti ho visto nascere, e questo ancora adesso mi fa stare male.
Per molto tempo ho avuto la sensazione che mi mancasse una parte, come se non fossi una mamma completa. Non ho sentito il tuo primo pianto, il tuo primo respiro. E ancora adesso dopo venti tre anni mi manca.
Quando ho scoperto di essere incinta dopo due giorni siamo partiti in macchina e mentre eravamo in vacanza ho avuto delle perdite
Avevo già perso un bambino e non volevo perdere anche te
Siamo stati in ospedale e mi hanno fatto delle iniezioni. Poi qualche giorno dopo mi hanno fatto un’ecografia. Su quel lettino con le braccia incrociate sul petto aspettavo solo un brutto verdetto, poi un suono assordante ma ritmico e il dottore mi disse: “Signora lo sente questo rumore? E’ il battito del cuore di suo figlio”. Piansi. Era un pianto di felicità, un pianto d’amore
Non posso dire di aver avuto una brutta gravidanza, non ho sofferto di nausea e ho avuto poche voglie.
Mi ricordo di aver sentito esattamente quando ti sei girato. In quel periodo stavo lavorando al bar alla cassa. Ero in piedi, in pieno orario di punta, nel trambusto della lunga fila davanti a me e mentre ordinavo a tua zia i panini da mettere a scaldare, ho sentito la tua capriola. Mi sono congelata e sbarrando gli occhi verso tua zia ho esclamato:” Si è girato!” In quel momento il tempo si è fermato. Tu piccolo esserino dentro di me.
Mi ricordo che quando andavo a sdraiarmi a letto, spesso e volentieri puntavi i tuoi pedini verso i miei polmoni e spingevi. A me mancava il respiro e dovevo accarezzarti parlandoti per farti ritornare in posizione
Ma il parto è stato un viaggio
Sei nato diciotto giorni dopo la data di scadenza, la prima data presunta, ma fino a tre giorni prima non volevi nascere. Il Dottore mi disse: “Il bambino è ancora in alto, non si è ancora preparato a nascere”
Poi i primi dolori alla sera. Era sabato. Siamo andati in ospedale e l’ostetrica mi disse che quei dolori avrebbero dovuto essere almeno il triplo. Fuori c’erano tutti tuoi parenti. Fecero entrare mia madre che era agitatissima. Forse un pensiero inconscio si insinuò in me. Se lei, che aveva avuto sei figli e aveva visto nascere quattro nipoti prima di te, era così agitata, allora avrei dovuto esserlo anche io. Alla fine decisero di tenermi in ospedale perché inaspettatamente mi si era alzata la pressione.
Morale della favola tutta la domenica e il lunedì ho camminato lungo il corridoio del reparto, dando le doglie mai abbastanza forti. Martedì mattina il ginecologo, vedendomi ancora così, decise di farmi partorire ad ogni costo. Tentarono di tutto: ossitocina, dilatazione manuale, ma dopo avermi rotto le acque, il tuo cuore rallentò bruscamente. Cesareo d’urgenza. Mi prepararono in pochi minuti. In pochissimo tempo ero sotto la lampada della sala operatoria. L’anestesista urlava:” La vogliamo togliere questa ossitocina!”. Ricordo vagamente due occhi con la mascherina ed una voce che mi diceva: “Bene conti da 100 in giu..”. Ed io: “100, 99, 98,97……” Ricordo la sensazione di cadere nel nero profondo con la paura nel cuore.
Mi risvegliai nella sala post operatoria. In fondo alla stanza Ornella l’ostetrica compilava dei fogli. Io la chiamai e lei voltandosi esclamò “Ah Sonia sei sveglia.” Le domandai:” Ornella, Francesco come sta?” e lei mi rispose:” Francesco sta bene, è andato tutto bene”. Io ripiombai nel mio sonno profondo, complice l’anestesia ancora da smaltire. Sei nato alle 18.05 del 18 Aprile del 2000.
Alle 6 del mattino venni svegliata dalle infermiere che portavano il carrello degli arrosti. Lo chiamavamo cosi perché tutti i bambini erano messi in fila e fasciati tanto da sembrare dei piccoli arrosti. Io ero ancora intontita dai tre giorni di fatica e senza mangiare. Un’infermiera ti posò tra le mie braccia. Tu non piangevi. E fu in quel momento che ti vidi per la prima volta. Amore mio.