Mi sembra ieri che sono partita
carica di dubbi che son già certezze
di silenzi frantumati nel fragore dei vetri.
Un fagotto sulle spalle
per non sentire il peso dei giorni
troppo uguali
e fino all’uscio le urla di mia madre
” Ti perderai.”
Ho camminato passi persi
in spazi di illusioni,
contro me stessa vigili,
attenti sull’orlo dei baratri.
Passi nudi mescolati alla terra:
germogli ancorati a tenaci radici.
Passi folli sospinti dal tumulto del cuore:
danze nuove instabili equilibri.
Ora pesa sempre più questo fagotto
fatto liso dal dolore che consuma
ognuno dentro,
mentre un passo dopo l’altro spontaneamente avanzo.
Perchè io do che al di la c’è un oltre.
Il mio oltre mi attende.
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