Questo 2018, che è stato un anno particolarmente impegnativo sotto molti aspetti, (non ultimo le mie assidue sedute dal dentista), mi dedico alla scrittura per me stessa “a singhiozzo”: 1 giorno sì 20 giorni no, e così via.
Dal gennaio 2015 scrivo un Diario per AMANESH, piccola stella color cioccolato, la bambina adottata a distanza, scelta nella frazione di un secondo davanti ad una sua fotografia. Il suo sguardo, così simile al mio, mi aveva calamitata inesorabilmente: l’ho amata da subito, anzi da prima. Anche lei stava scritta del mio DNA.
Nel febbraio 2008, in veste di “NONNA PROMESSA” ho iniziato a scrivere, quasi ogni giorno, Poesie e Diario per il mio primo nipotino. Lo immaginavo come un puntino luminoso nel firmamento del futuro, un tenero germoglio, la testimonianza viva di un amore buono che avrebbe portato i miei occhi oltre la mia storia.
Nel novembre 2009 incominciava l’attesa per l’arrivo della mia nipotina ed io, nell’incredulità di veder sbocciare questo secondo miracolo, mi concedevo il piacere di scriverle un Diario su un quaderno dai fogli color ROSA (premonitori!) raccontandole in modo particolare i progressi quotidiani di quel cucciolo d’uomo che l’aveva preceduta.
Ho scritto. Ho scritto. Ho scritto per lunghe ore e sfibranti notti e questo ha significato imparare a conoscermi, entrare in contatto con le emozioni prima taciute, salvarmi la pelle ed amarmi ferocemente.
Sono infinitamente grata alla Poesia – mia personale Terapista della Parola – che è venuta a cercarmi quando avevo trent’anni, imponendosi in qualità di amante esigente, costante, tenace e imprevedibile. Lei agiva con furia su di me, dentro me, reclamando attenzione, lacrime, energia e spasimi, poichè intendeva riportare alla luce un diamante perduto: la mia voce di donna.