Ci sono cose che mi emozionano infinitamente, sono le cose che amo e alle quali non posso dare un solo nome, se non ‘immensità’.
Quando mi sveglio è ancora buio, buio totale. La notte è perfetta, senza luna.
Accendo il lume, bagliori tremolanti s’infrangono sulle pareti nodose e profumate di pino. Nella camera fa freddo, il fiato si addensa come fumo rarefatto. Alla finestra i vetri gocciolano lacrime di condensa.
Mi alzo di scatto, non voglio perdermi lo spettacolo. Ma faccio piano, che sennò mamma si sveglia e mi ricaccia a letto.
Sono già vestita, manca il cappotto che è appeso vicino all’uscio.
Cammino cauta, so quali assi di legno scricchiolano, e io le evito.
Vicino all’ingresso calzo gli stivali, metto la sciarpa, il cappello, i guanti e il cappotto. Sopra lo scialle della notte.
Fuori, la temperatura è scesa sotto i venti gradi. La neve ha una crosta ghiacciata che si spacca ad ogni passo. Mi allontano di qualche metro, avanzo nel giardino antistante la casa.
Mi siedo per terra, affondo un poco. Poi mi sdraio, a occhi chiusi. Il freddo entra nel naso, ma io faccio un gran respiro per trattenere l’emozione. Tra poco aprirò gli occhi e lo vedrò. Il cuore accelera, le guance si scaldano.
Conto fino a tre prima di sollevare le palpebre. Lo sento, è sopra di me,.grande. Infinito.
Uno, due tre.
Il fiato esce dai polmoni. Non riesco a descrivere la gioia, la bellezza.
Il cielo, il cielo è gravido di stelle. Paiono chiamarmi come sirene di Ulisse. La volta ha il colore del cobalto e dello zaffiro, è un tessuto tempestato di brillanti. Allungo la mano, sembra di poterlo toccare. Poi con un dito indico le stelle, accarezzo la via lattea. Immagino di volare come un gabbiano, di girare nello spazio. Io sarò gabbiamo, sussurro, aspettami infinito, che da te arriverò.
Nella casa si accende una luce. Mamma apre la finestra e mi chiama: «Amore, cosa fai lì? Torna che fa freddo, e domani devi andare in fabbrica presto!»
«Arrivo mamma», rispondo.
Mi alzo, gli occhi puntati in alto. Penso: ti prometto che navigherò nell’ infinito siderale.
Il mio nome è Valentina Tereškova, e sono la prima donna nello spazio. Nome in codice čajka, gabbiano.
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