Chi siamo › Forum › I SOGNI NEL CASSETTO FANNO LA MUFFA › Il rigattiere dei sogni
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24 Gennaio 2020 alle 11:08 #1281
Un giorno, nella casetta di campagna del mio paesello d’origine, decisi di riordinare la soffitta e di mettere da parte alcune cose che avrei portato a Giovannino il rigattiere. Così lo chiamavano in paese. Era un tenero e simpatico ometto che, tra una pedalata e l’altra, guidava un triciclo carico di carabattole da portare al mercato della domenica, racimolando qualche moneta per arrotondare lo stipendio.
Era un’impresa assai ardua pensare di entrare in quella soffitta dimenticata, piena di ragnatele… e chissà, tra un baule e l’altro avrei trovato delle pantegane morte, ragni stecchiti… al solo pensiero rabbrividivo.
Infilai un paio di guanti e una mascherina, un paio di pantaloni consunti di mio marito che puzzavano d’erba appena tagliata, e mi misi all’opera.
Con mia grande sorpresa, accanto a grossi bauli c’era una cassettiera colorata e un po’ naïf, forse ereditata da mia zia Ginny, un tipo originale. Ero curiosa di scoprire cosa ci fosse in quei sette cassetti, ma avevo il terrore di trovare uno di quei pipistrelli che una sera si era intrappolato tra i capelli di mia zia. Mi feci coraggio e aprii il primo cassetto dove c’era un quaderno sgualcito e ingiallito, la cui copertina riportava questo titolo: “Il libro dei sogni”. Lo sfogliai e, con mia grande sorpresa, constatai che non c’era scritto proprio nulla… completamente vuoto!
Pensando al passato provai una sottile nostalgia che subito si trasformò in un desiderio irrefrenabile di aprire gli altri cassetti. Avrei ripercorso la mia vita con gli oggetti che avrei ritrovato.
Faticai ad aprire il secondo cassetto che si era incastrato. Insistetti finché non riuscii ad aprirlo. Conteneva una scatola impolverata sulla quale c’era scritto: “Aprimi per scoprire la direzione da prendere nella vita”. Era una bussola. L’avevo acquistata al mercatino delle pulci di Parigi.
Nel terzo cassetto c’era un album di fotografie. C’era scritto: “Noi ti abbiamo accompagnato nel tuo passato”. Lo sfogliai e mi commossi rivedendo i miei nonni che non ci sono più. In un’altra pagina dell’album i miei genitori sorridenti tenevano in braccio una bambina: ero io! E come erano giovani e belli la mamma e il papà! Sparpagliati nel cassetto, fuori dall’album, c’erano le foto di amici e colleghi di lavoro… Quanti ricordi! C’erano anche tante foto delle Dolomiti, dove adoravo trascorrere le vacanze estive e le settimane bianche prima con gli amici, poi col mio fidanzato, ora mio marito.
Nel quarto cassetto c’erano le mie poesie giovanili che avevo cercato per mare e terra, e dov’erano finiti? Qui, in soffitta!
Nel quinto cassetto c’erano parecchie medaglie che avevo vinto da ragazzina, quando mi cimentavo nelle corse campestri. Una in particolare, portava un’incisione con il numero cinque (perché ero arrivata al quinto posto) nella mia prima competizione, nella quale aveva partecipato tutta la scuola. Ma mi era costato caro questo quinto posto! Mia mamma, a pranzo, non immaginando quello che mi sarebbe capitato, mi cucinò polenta e brasato e, senza concedere tempo al mio stomaco per digerire il tutto, andai dritta al campo dove si svolgeva la gara e, ahimè, poco prima del traguardo, anche il terreno condivise in qualche modo la mia polenta con brasato.
Nel sesto cassetto c’era Andrea, il mio primo bambolotto col profumo di gomma della Furga! I miei genitori me lo regalarono per Natale, quando avevo sei anni. Mia mamma aveva racimolato pazientemente le seimila lire per comprarmelo.
Finalmente arrivò il momento di aprire l’ultimo cassetto… C’era un odore nauseabondo di muffa. Con i guanti tolsi la polvere e scoprii degli spartiti musicali: pezzi per coro e orchestra, vecchie canzoni del Festival di Sanremo, di cui non perdevo nessuna edizione. Andavo in edicola a comprare i testi delle canzoni, in quei libretti col casinò in copertina. Ora è giunto il momento di tirare fuori da questo cassetto il sogno mai realizzato e togliere la muffa.
Raccolsi tutto il materiale con cura e lo misi in un baule, un ricordo di mia nonna. Caricai la cassettiera nell’auto e la portai da Giovannino. Sicuramente qualcuno la riempirà di sogni, sperando che non facciano la muffa.
Il giorno dopo mi presentai alla segreteria di una scuola musicale per iscrivermi a un corso di canto. Ero circondata da ventenni che mi guardavano incuriositi. Anch’io mi sentivo come loro, perché le passioni non hanno età.
24 Gennaio 2020 alle 17:42 #1282Bellissima la spontaneità con cui scrivi, Graziella! Mi sembrava di essere lì in soffitta in mezzo alla polvere insieme a te.
Molto elegante il modo in cui hai raccontato della… condivisione di polenta e brasato!25 Gennaio 2020 alle 15:59 #1283Il flusso della tua scrittura piena, curiosa, intima mi ha fatto riconoscere le sfumature della vita che si nascondono nel giardino segreto dell’infanzia.
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