Muoio ogni sera

Sono le 2.30 di notte e mi sveglio perché ho freddo. Sul divano la micia Susie dorme immobile e rispettosa ai miei piedi, le mie gambe raggomitolate nello spazio rimanente, il plaid è scivolato giù dal sofà.
Mi tiro su, ubriaca di sonno, so che devo trascinarmi in camera da letto al piano seminterrato, dove dormo d’inverno, sprangare le finestre, lavarmi i denti, di togliere il trucco non se ne parla, già fare la pipì mi sveglia e so che poi con tutto questo trambusto non riuscirò più a dormire.
Le micie si attivano: all’entusiasmo dell’ultimogenita, affamata di avventure e di scoperte che non conoscono orari, fa eco l’appetito delle altre due che sperano in una porzione extra di generosità notturna. Cascano male. Non voglio che la piccina mi vomiti nuovamente sul piumone come è già successo le volte precedenti, quando mi sono fatta intenerire.

Attendo sempre di svenire quasi dal sonno prima di coricarmi. Negli anni ho capito a cosa è dovuta questa mia avversione a ritirarmi nell’incoscienza, che un tempo invece era entusiasmo per la lettura che mi concedevo prima di sprofondare nel buio. Dopo una relazione sentimentale dal finale particolarmente repentino e inaspettato andare a letto da sola mi fa una tale tristezza che devo essere quasi obnubilata per racimolare il coraggio che mi richiede ogni sera. Muoio ogni sera.