“I sogni si fanno di notte e si completano di giorno.” (Italo Svevo, Novella del buon vecchio e della buona fanciulla)
Lilla una volta sapeva sognare. Illanguidita dal tepore delle coperte, chiudeva gli occhi e lasciavo la mente vagare. Ricordava il passato, esplorava le mille possibilità del futuro che si aprivano davanti a lei come le stecche di un ventaglio. Avrebbe potuto fare di tutto, nel futuro, nessuna strada le era preclusa.
Aveva cominciato dal nome: Camilla le era parso troppo arcaico e pomposo per una come lei, proiettata in avanti, nella modernità. Lilla era più veloce, da pronunciare quasi di corsa
«Un giorno diventerò medico e andrò nel terzo mondo come volontaria», pensava in un afflato umanitario. Un proposito che non aveva resistito a lungo, incalzato da altri sogni che le avevano occupato il cuore: «Un giorno farò la scrittrice, oppure la giornalista», decise dopo avere letto un libro di Oriana Fallaci, convinta che con un po’ di buona volontà, gli studi appropriati e tanto mestiere avrebbe potuto arrivare all’apice della carriera. Già si vedeva a intervistare i grandi della Storia, presente su ogni campo di battaglia con la sua macchina da scrivere.
Poi arrivarono le stragi di Mafia e, con esse, una nuova consapevolezza: «Voglio diventare magistrato – si convinse – e lottare contro le ingiustizie e l’illegalità».
Dopo un anno alla facoltà di Legge, si innamorò di un fotografo francese e decise che, una volta sposati, avrebbe girato il mondo con lui. Lasciò quindi Legge per Lingue Straniere. La sua storia d’amore però non decollò e Lalla, accantonato il sogno di diventare cosmopolita, si accontentò della più tranquilla mansione di traduttrice per una multinazionale americana dove conobbe il suo futuro marito.
In qualche modo gli anni passarono. Lalla non sognava più: si limitava a constatare lo scorrere del tempo e a segnare sul calendario i compleanni. La vita con lei era stata generosa: aveva avuto una vita serena, due figli, il benessere economico. Di notte, bastava chiudere la mente e non lasciarla vagare: nessun sogno, nessun dolore. Il suo cassetto dei desideri si era svuotato poco a poco, come il suo cuore.
«Che vita da ignava ho trascorso», in vecchiaia si ritrovò a pensare. «Aveva ragione mia madre, quando mi ammoniva: fai quello che vuoi ma fallo ora, i sogni nel cassetto fanno la muffa».