Ebbene, miei cari amici, concedetemi una riflessione, qui, tra intimi, nell’atmosfera di queste quattro mura.
Una riflessione sulle donne, sulle femmine, che talvolta, chiamarle così pare pure un po’ dispregiativo.
Per millenni, secoli, decenni le abbiamo confinate nei gradini più bassi della società, delle famiglie patriarcali, degli ambienti lavorativi e persino nelle scuole, a lungo precluse.
Eppure… eppure.. nella narrativa sono spesso le eroine romantiche, le Sante vessate, le eminenze grigie di grandi uomini, le ghostwriter di tante vite.
Soprattutto, sono le protagoniste di ogni favola.
Buone o cattive, belle o brutte, giovani o vecchie.
Prendiamo Biancaneve, per esempio. Ingenua, dolce e incantevole protagonista della fiaba, affiancata suo malgrado dall’altrettanto avvenente madrina. Loro sono i personaggi principali. Mica quel coglione del padre. Perdonate il termine becero, so che vi ha fatto sobbalzare sulle sedie, ma dico, proprio una strega doveva risposare?
E quel fanfarone del cacciatore? «Si signora, faccio io, vado io, ci penso io», e poi se ne torna con le pive nel sacco, che mi fa venire in mente molti… ma lasciamo perdere che sennò va a finire male..
Stendiamo poi un velo sui sette nani. Ometti borderline, se proprio vogliamo dirla tutta. Del resto in giro ce ne sono ben più di sette…
E Cenerentola? ne vogliamo parlare?
Lei, la matrigna, le sorelle, la fata che credo sia turchina, la stessa che salva Pinocchio, tipico esempio di bugiardo. Dicevo, ancora una volta le vere protagoniste sono donne, avvolte in un intreccio pernicioso. Donne che si fronteggiano, in aperto contrasto. E il principe? Ah! Lui. Mah, che dire… quello se ne va in giro con una scarpetta in mano, pronto a sposare la prima che trova con un trentaquattro? Un trentacinque?
Vabbè, qualsiasi considerazione su cappuccetto rosso è un po’ sparare sulla croce rossa. perdonate il cliché ma fa pendant con il colore e la storia. Madre, figlia, nonna: donne fragili ma coese. Gli uomini di questa storia? Un lupo e un cacciatore. Un mangiatore di femmine e uno pronto a sparare sui più deboli. Ah com’è vero Iddio, pare di vedere gente conosciuta.
E poi, altre favole ancora. Che so, la sirenetta, la principessa sul pisello o la bella addormentata nel bosco.
Quest’ultima attorniata da streghe e fate. Donne, donne e ancora donne, in un bouquet profumato e puzzolente di zolfo al tempo stesso. Donne scaltre, ingenue, vendicatrici ma vivaci, vivide, veraci.
Infine lei, Alice, bambina sognatrice di follie, infinitamente divertente, circondata da pazzi, tabagisti, saturnini, bipolari. Eccezion fatta per la regina di cuori. Un po’ isterica, certo, ma al comando di un regno che non c’è, con uomini di carta pronti a cedere col primo alito di vento.
E dire che le favole sono state scritte da uomini!
Macché invidia penis, siamo onesti, qui si tratta di invidia uterus.
Utero, luogo primordiale, culla della vita, primo amore.
È per questo che in ogni uomo alberga una donna.
E in ogni donna, in ogni donna reale, alberga un mondo.
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