ADA – II racconto d’autunno

ADA – II racconto d’autunno

ADA – II RACCONTO D’AUTUNNO

Racconto di Monica Caprari

Con un gesto repentino Ada gettò una foglia dal davanzale.
Poi si affacciò per vederla cadere danzando in una lenta discesa di sei piani.
Giù l’asfalto  era bagnato dalla  pioggia autunnale caduta durante la notte.
Le macchine avanzavano lentamente  provocando uno scalpiccio fastidioso.
Ada guardò il cielo che si era aperto lasciando trapelare freddi raggi di sole.
-Sarebbe una dolce domenica mattina di novembre- pensò Ada-  se non ci fosse tutto questo traffico diretto al centro commerciale in fondo allo strada-.
-Che poi, cosa ci va a fare la gente al centro commerciale?- Si domandò accostando i baveri della vestaglia di paille.
Chiuse le finestre a doppi vetri e tornò a respirare la pace del  suo piccolo e lindo appartamento.
La luce del mattino penetrava lattiginosa  posandosi sulle mensole, che malgrado la meticolosa pulizia parevano ancora impolverate.
Ada  versò una generosa dose di detersivo sulla spugna e prese a passarla qua e là calcando vigorosamente.
-Spreconi e consumatori  bulimici- si diceva pensando ancora ai frequentatori  del centro commerciale.
-fosse per me .. solo kilometro zero.. e niente cadaveri nei piatti!-
George fece capolino dalla camera da letto e balzò sul ripiano della cucina.
Ada si avvicinò per accarezzargli il pelo lucido da soriano castrato.
Oh! come amava gli animali, lei. Proprio ADORAVA gli animali.
Creature in armonia con la natura, pensò chinandosi a prendere una scatoletta per George.
-Tieni la tua pappa buona- gli sussurrò ricevendo un vibrante ringraziamento.
Poi riempì il bollitore e lo mise sul fuoco. Dallo stipo tirò fuori i suoi biscotti preferiti, zenzero cocco e cannella, e  li adagiò cerimoniosamente sopra un piattino in attesa del tè.
D’improvviso il silenzio venne turbato da schiamazzi provenienti dall’appartamento di fianco, abitato suo malgrado da una famigliola alquanto rumorosa.
-Dio, quanto sono insopportabili e grezzi!- si disse.
Si erano trasferiti di recente e Ada aveva avuto modo di conoscerli prendendo l’ascensore.
Si era dovuta fare piccola piccola per far entrare l’ingombrante passeggino recante un guanciuto bambinone di due anni, relativa madre e relativa macchinina giocattolo, praticamente grande quanto la sua vecchia utilitaria.
In quell’occasione Ada aveva comunque cercato di essere amabile
-come ti chiami?- chiese al bambino in sovrappeso che la guardava immusonito.
-Jason- rispose la madre,  pronunciandolo all’italiana tipo Gieson.
Ada alzò un soprracciglio e squadrò   la donna vestita come una stella del pop.
Da quella volta evitava l’ascensore se doveva dividerlo con Lady Gaga e figlio obeso.
Ada tornò alla realtà e notò che la boule del pesciolino rosso aveva l’acqua ormai opalina.
Si  arrampicò sulla sedia per prenderla.
L’aveva messa sulla mensola  in alto per proteggere Albert  dagli attacchi di George.
Mise con cautela la boule nel lavello e fece scorrere poco più di un filo d’acqua.
-Per un ricambio graduale-si era raccomandato il negoziante carceriere dal quale lo aveva salvato e dal quale Ada comprava  i croccantini di George.
Ada sobbalzò nel sentire che i rumori dall’appartamento di fianco aumentavano d’intensità.
-Gieson! non saltare sul divano!- Urlava Jennifer Lopez.
-E basta!-pensò Ada  raccogliendo con cura le briciole sfuggite dal piattino dei biscotti-uno vuole godersi in pace la domenica  e…-
Un tentacolo di pensiero le si allungò sul lunedì, quando avrebbe ripreso il suo lavoro di Back office per una multinazionale farmaceutica.
-Back office- si disse, -il buco del culo degli uffici- Rise della considerazione e della parolaccia liberatoria,
-tutti lo schifano, anche se serve.. per non parlare dei colleghi… fanno i tornei di leccapiedaggine.. falsi come Giuda- e nel pensare questo lo stomaco le si attorcigliava.
Un tonfo fortissimo la scosse.
-Gieson! non lanciare le macchinine contro il muro!-
Ada venne presa da una rabbia isterica.
Poi sgranò gli occhi nel vedere che il pesce rosso galleggiava morto.
Sbadatamente, forse a causa di tutto quel baccano, aveva aperto l’acqua bollente.
Attonita portò le mani al viso.
-GIESON!NON SBATTERE COL TRICICLO CONTRO I MOBILI!-
Un tremore collerico teneva Ada impalata davanti al lavello.
Fu il fischio del bollitore scuoterla.
Un furore cieco le serrava le labbra.
Ada brandì il pesante bollitore.
La sua mano stringeva il manico sino a sbiancarle le nocche.
E corse fuori, con un ghigno che le stravolgeva il volto.
Suonò all’appartamento dei vicini e di rimando la voce della madre urlò –chi è’?-
-A D A-

Monica Caprari

Monica Caprari

2 commenti

Oldgamine Scritto il13:34 - 23 Novembre 2019

Racconto originale, geniale e inquietante. Scrivi con sicurezza e hai stile da vendere. Non mi stancherò di lodarti.

Benedetta Murachelli Scritto il18:02 - 4 Dicembre 2019

Due o tre Gieson forse ti potrebbero aiutare a far concorrenza ai vicini che purtroppo non si possono scegliere. Abbi pazienza e stai attenta ai rubinetti. Povero pesciolino bollito vivo come un’aragosta!!!

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