Dopo aver girato il mondo, «L’ultimo pastore», il film di Marco Bonfanti che ha fatto sognare e commuovere spettatori dei 5 continenti, è finalmente tornato «all’ovile», poco distante da dove è stato girato, grazie allo storico Sergio Leondi che lo ha ricordato nel suo ultimo libro su Settala e l’associazione Punto Cardinale che prendendone spunto ha deciso di organizzare una visione a Peschiera con la presenza di regista e protagonisti: Renato Zucchelli e la sua famiglia.
La storia di Renato, uno degli ultimi pastori nomadi esistenti in Italia, si dipana fra Settala, dove abita con la moglie Lucia e i quattro figli, e gli alpeggi bergamaschi dove passa tutte le estati con il suo gregge di oltre 700 pecore.
È grande e grosso Renato, un faccione buono da cui traspare l’animo schivo e gentile. A Tokyo, dove il film è stato accolto con tutti gli onori, è stato paragonato a una divinità giapponese, uno spirito della natura che può essere visto solo dai bambini.
Proprio ai bambini ha infatti pensato quando, nel 2011, ha deciso di realizzare un’avventura che pareva impossibile: portare il suo gregge di pecore a Milano fino in piazza del Duomo per farle conoscere ai bimbi di città. Ad aiutarlo a registrare la folle impresa, il giovanissimo regista che, conquistato dalla suggestione di questa favola meravigliosa, ha saputo creare un capolavoro assoluto.
Una favola che nasce da una vera e propria vocazione: fin da bambino Renato sognava di fare il pastore, osteggiato dalla madre che avrebbe preferito per lui un lavoro stabile in città.
«Non ho resistito neanche una settimana – racconta lui sornione – perché in mezzo ai palazzoni mi sentivo soffocare. Sono tornato nelle mie valli e alla fine anche mia mamma si è convinta a lasciarmi fare.
Fondamentale l’incontro con Lucia, una donna minuta ma forte come una roccia, che ha sposato non solo l’uomo ma anche la sua professione e lo ha sempre incoraggiato anche nei momenti più duri. Perché fare il pastore è un lavoro pesante, messo sempre più in difficoltà dalla cementificazione.
La prossima volta che, nei campi fra Settala e Segrate, vi capiterà di vedere un gregge di pecore con un pony bianco a tracciare la strada e un cane nero a tenerle a bada, fermatevi un attimo e salutate Renato, l’ultimo pastore.
Pubblicato su “Il Giorno QN”